Non si diventa Re per caso

Giorgio Calcaterra ci ha offerto domenica un'altra pagina indimenticabile della sua carriera di atleta. Non che ce ne fosse bisogno dopo avere vinto 9 volte la 100Km del Passatore, tre titoli mondiali nella 100Km, e una infinità di altre gare, ma sono quelle cose che ti fanno amare il Calcaterra uomo, molto oltre il Calcaterra campione.

Dopo avere corso senza risparmiarsi più di tanto, chiudendo nono in 2h34' la maratona di Roma, è ripartito per ricorrerla di nuovo ed arrivare al traguardo con l'ultimo, come aveva annunciato giorni fa.

Al cronista che lo intervistava all'arrivo, chiedendogli, "ma come fai ad avere voglia di ripartire in queste condizioni e dopo avere già speso molto?" poche parole ed un sorriso, "è vero, non è facile, ma tanti amici mi hanno salutato, mi hanno detto che mi aspettano, voglio farlo per loro, devo passare all'antidoping, poi riparto...".

Personalmente, mi fa piacere che all'onore delle cronache, incoronato insieme a "Re Giorgio", quello vero, sia andato Eligio Lomuscio, noto per lo più agli addetti ai lavori (chi come me si occupa di classifiche) perchè assiduo frequentatore delle maratone ed ultramaratone, dove arriva regolarmente e tranquillamente nelle retrovie, senza ambizioni di classifica se non quella di esserci. Mi posso sbagliare, ma mi sembra che le 21 edizioni della Maratona di Roma le abbia corse tutte.

Per un giorno, e grazie ad una persona come Giorgio, anche Eligio, il runner comune a cui molti di noi assomigliamo, ha avuto la sua giornata di gloria, un meritatissimo "Oscar alla carriera". Peccato che in TV non lo abbiamo visto, ma questo è il business, lo sport è un'altra cosa, e meno male che ci sono persone come loro a ricordarcelo. Campioni si può anche nascere, ma "Re" nel cuore della gente non si diventa per caso.

Uno dei primi commenti che ho letto, e che mi ha molto colpito era di pochi minuti dopo la fine dalla maratona, sul profilo di Giorgio, da parte di una sua fan, Francesca Mei, che riporto testualmente:

"2:34:26, Tempo del primo giro. (Nono posto). Un'ora di stop per l'antidoping. Secondo giro e taglia il traguardo con l'ultimo partecipante. E scatta il selfie!!

Giorgio Calcaterra è molto amato non a caso. Spesso si usa a sproposito la frase "uno di noi", ma non oggi. Questa sua impresa correndo vicino a maratoneti di ogni ritmo e provenienza ci fa credere che davvero lo sport sia una fede e che chiunque ci creda e lo abbracci possa praticarlo per la sua personale crescita umana. Complimenti!

A chiunque oggi abbia portato a termine la distanza correndo nella storia...che sia  Re per molti e nel tempo come lo è Giorgio Calcaterra o che sia Re solo per se stesso e chi lo ha sostenuto nella preparazione."

Non penso di poter esprimere meglio il mio rispetto e ammirazione per Giorgio Calcaterra, persona che chiunque lo abbia conosciuto un po più da vicino non può che amare, per cui mi rimetto alle parole di Francesca. 

Chiudo con le parole proprio di Giorgio: “Ho faticato non poco per raggiungere l'ultimo, ma ho voluto così festeggiare e onorare anche chi corre senza l'obiettivo della vittoria!".

Grazie Giò, con il tuo gesto hai onorato tutto lo sport italiano, e ce n'era molto bisogno, spero che il tuo regno duri ancora molto a lungo.

E' forse l'ultima cosa pulita che rimane in italia. 

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